1998 / 2000
Proposta di project financing per Comune di Fiumicino con l’impresa Di Veroli
Progettazione preliminare: Arch. Francesca Daffinà
Modelli: Simo Badri
Importo dei lavori €3.000.000,00
1998 / 2000
Proposta di project financing per Comune di Fiumicino con l’impresa Di Veroli
Progettazione preliminare: Arch. Francesca Daffinà
Modelli: Simo Badri
Importo dei lavori €3.000.000,00
Il parco oasi concepito per ospitare circa 200 cani e 50 gatti è una risposta al gravissimo problema dell’abbandono e del conseguente randagismo si pone come alternativa ai canili-lager istituzionali.
Il parco e’concepito con lo spirito di una grande casa famigliare dove la dimensione dello spazio a giardino si è moltiplicata ed allargata per accogliere più cani. Questa scelta è stata suggerita dall’osservazione dell’ambiente ottimale per l’interazione della vita tra uomo e cane è proprio la famiglia che vive in una casa con giardino. Quindi lo scopo è stato quello di ricostruire in grande scala, quelli che sono i punti fondamentali di questo tipo di ambiente.
L’organizzazione spaziale radiale che ne scaturisce risponde alle esigenze funzionali:
costituito da uno spazio all’aperto assimilabile al “cortile”, intorno al quale si affacciano tutte le attività di servizio condotte dagli operatori. Lo spazio del cortile, oltre ad ospitare un giardino interno, ed essere uno spazio di relazione tra operatore e visitatore etc , dovrebbe ospitare ogni giorno a rotazione un piccolo gruppo di cani che potrebbero così trascorrere la giornata in compagnia di persone amiche.
La forma anulare permette di raggiungere consecutivamente tutti gli alloggi per i cani. Tale organizzazione permette anche sotto il profilo tecnico impiantistico, di avere una logica funzionale e razionale nella distribuzione dei vari impianti. Gli alloggi per i cani sono concepiti come delle verande di giardino , dove la parte più interna è riservata al dormire (con possibilità di essere riscaldate d’inverno ).Il rimanente spazio è destinato al mangiare e soggiornare al coperto (dalla pioggia o dal sole cocente ).
Questi sono concepiti per gruppi di 4/5 cani e sono costituiti:
In ognuno di questi alloggi è previsto per facilitare le operazioni di pulizia:
L’organizzazione radiale degli alloggi ci permette di dare ad ognuno di questi un’affaccio libero,evitando introspezioni tra un alloggio ed un’altro che potrebbero rilevare incompatibilità tra i cani , per lo stesso motivo le recinzioni tra un alloggio e l’altro dovrebbero essere isolate nei due lati da barriere vegetali (siepi).
Adiacenti agli spazi verdi per soggiorno notturno , degli spazi più ampi e attrezzati per attività motorie e il gioco. Aree attrezzate per i visitatori.
Questo ultimo ring, il più esterno, per una larghezza di 5m e per un’estensione pari a tutta la circonferenza del Parco concepito per far correre i cani in gruppi (almeno 3 volte a settimana), di seguito ad un operatore in bicicletta che stimoli il gioco della corsa fondamentale per il benessere del cane.
Fin qui abbiamo parlato dell’aspetto fisico e organizzativo del Parco, ora affrontiamo un aspetto che lo rende particolare nel suo genere : il rapporto con il contesto esterno la popolazione. Così come è stato concepito il Parco di accoglienza, risulterebbe un vero e proprio parco cittadino che potrebbe offrire un’occasione di svago per i cittadini.Infatti nella fascia delle attività diurne si potrebbero individuare delle aree attrezzate per i visitatori : tavoli in legno, panche, ombrelloni in materiale vegetale, barbecue, per favorire il contatto tra animali e persone cosi benefico per entrambi .Questo tipo di contatto potrebbe facilitare le possibili adozioni.
Un’altro aspetto saliente è la possibilità di praticare della “pet-terapy”, ovvero aiutare handicappati e disabili alla loro stimolazione intellettuale attraverso il contatto con animali.
Quindi non uno spazio chiuso e di dolore, ma aperto e permeabile a sole, aria e amore per la natura e per il prossimo. In questo caso per i cani una carezza e un po’ di calore sono una ricchezza insostituibile, per evitare che si innesti quell’inevitabile processo di rinselvatichimento tipico dei cani che non hanno contatto con le persone.
Tutto l’intervento dovrebbe seguire i principi di biocompatibilità nella scelta dei materiali, nelle tecnologie e nel risparmio energetico, garantendo una coerenza etica a tutta l’operazione.